Comfort food: l’emozione incontra la cucina

CLASSICO RIVISITATO
Risotto, gratin di patate, stufato, ogni cucina del mondo ha le sue forme di comfort food. Quel che le accomuna sono consistenze morbide, aromi ro-tondi, un alto potere saziante e il deside-rio di sentirsi avvolti da un “abbraccio” culinario. Per i professionisti questo significa non stravolgere troppo il piatto, ma rivisitarlo con intelligenza. Un purè di patate cremoso con un topping croccante, un ragout dal gusto intenso grazie alle verdure a radice brasate o un gratin di formaggio ingentilito da burro fermentato o da olio al tartufo: così piatti local diventano “signature dish”.
A SENSORIALITÀ FA LA DIFFERENZA
Il successo del comfort food sta nell’ap-proccio multisensoriale. Un comfort food deve essere gustoso, trasmettere calore, essere profumato e rapirci anche dal punto di vista estetico. Il cremoso abbraccia il croccante, il caldo incontra il freddo: il gioco di consistenze e di temperature è fondamentale. Anche la scelta degli ingredienti conta. Burro, panna, formaggio o brodo apportano intensità e completano il gusto. Chi predilige le versioni “plant based”, trova valide alter-native in ingredienti come fagioli, cereali, funghi o creme alle nocciole, senza rinunciare al gusto.
CONCLUSIONE
Il comfort food non solo si vende bene, ma crea anche un legame. La clientela cerca in cucina l’autenticità, la familiarità e la passione. Chi rivisita un classico e lo carica di emozione non offre solo il gusto, ma anche un’esperienza. Il comfort food è ideale per la stagione fredda, per le offerte take-away o come parte di un menu “feel good”: perché un cliente che si sente coccolato è un cliente che tornerà sempre.
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